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MILANO 2016 – QUI CENTROSINISTRA / Fiano e Majorino, fioretto soft

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Nel duello all’interno del centrosinistra i candidati che si sono più esposti sono due: Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare della Giunta Pisapia, ed Emanuele Fiano, deputato del Pd, ex consigliere comunale di Milano. Sono scesi in campo con coraggio per le primarie. Renzi non ha benedetto nessuno dei due, anzi nell’intervista di sabato al Corriere ha detto che non ce la farebbero mai a vincere la sfida per Milano. Ma loro rimangono caparbiamente in campo e rilanciano. Due personalità agli antipodi, due stili lontani, e del resto il curriculum di ciascuno registra esperienze politiche molto diverse. Cominciamo da Majorino: è più giovane dell’avversario e all’apparenza più sciolto. Molto attivo sui social, ultimamente ha accentuato i toni provocatori, da contestatore, finendo per apparire come il Salvini della sinistra. “Le primarie si faranno, nessuno le potrà impedire”, ha tuonato su Fb, per poi attenuare la polemica e scegliere la battuta un po’ goliardica: “Se mi vedete fare ancora una polemica sulle primarie datemi un colpo (colpetto, via) in testa”. Le primarie sono il suo chiodo fisso, a meno che, e non perde occasione di ripeterlo, Pisapia ci ripensi e si candidi per il secondo mandato. Parole ardite e decise, quelle di Majorino, ma il linguaggio del corpo sembra diverso, tradisce una timidezza e una introversione ai limiti dell’impaccio. Vedremo se i timori che viso e postura sembrano esprimere si dilegueranno nel corso della campagna elettorale. Veniamo a Fiano, un politico più tradizionale, che affida i suoi messaggi ad un sito molto istituzionale e sceglie un linguaggio pacato, anche se forse un tantino professorale e noioso. “Il mio impegno politico e parlamentare di questi ultimi anni – scrive per esempio sul suo sito – si può riassumere così: ridare allo Stato una forma e una logica più efficiente e democratica e ottenere la piena legalità repubblicana e la sicurezza dei diritti, senza le quali non c’è la vera libertà che è stata conquistata e ci è stata consegnata dalla Resistenza”. Tutto ottimo, per carità, ma non proprio in linea con lo stile rampante e veloce del premier Renzi. Anche negli appuntamenti con la città Majorino e Fiano si differenziano: il primo coltiva l’orticello di sua proprietà, le politiche sociali, che a Milano sono da sempre un fiore all’occhiello dell’amministrazione e quindi un terreno fertile per raccogliere consensi. Fiano preferisce visite più solenni, come quella di oggi a Villa Scheibler con l’assessore Tajani, insomma situazioni più paludate, dove funzionano meglio i toni aulici da deputato un po’ vecchio stile. In attesa che altri battano un colpo o che Renzi decida lui il da farsi a Milano, nel centrosinistra tra i due è contesa educata e cortese, ma il fuoco cova sotto la cenere.

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