Lo shopping MM non piace a sinistra
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MM cresce, abbasso MM. La società partecipata al 100 % del Comune di Milano, nata per la costruzione delle metropolitane, acquisisce per volontà di Palazzo Marino sempre più ambiti e competenze. Dopo l’affidamento del Servizio Idrico con importanti prospettive anche sui Comuni della Città metropolitana, e l’incorporazione delle 30mila ex case popolari del Comune, la Giunta Pisapia firma la fusione con Mir, la società che gestisce gli immobili di proprietà comunale per un valore di 46,4 milioni di euro. Il risultato è la creazione di una autentico gigante a metà tra la multiutility e la finanziaria, una holding pubblica con un portafoglio che va dall’acqua agli immobili, con investimenti e progetti all’estero nel ramo energia. A capo di MM c’è Davide Corritore, ex direttore generale del Comune. MM sta diventando un affarone, enorme per proporzioni e interessi. Troppo, dice qualcuno. Nella sinistra radicale l’operazione non suscita entusiasmo: la Giunta della svolta rischia – si osserva – di diventare la Giunta holding, che privatizza più che chiunque in passato. Gli appetiti di MM potrebbero estendersi (è già successo) a Milanosport, la società che gestisce gli impianti sportivi pubblici milanesi. Ma il gigantismo di MM suscita qualche perplessità anche negli ambienti finanziari: l’Europa potrebbe storcere il naso di fronte a una società pubblica che aggrega così tanti servizi con rischio di gestione monopolistica. Inoltre, la società potrebbe essere utilizzata per ripianare gli ammanchi delle casse civiche. Gli uffici stampa di MM sono attenti a presentare queste operazioni come una riedizione del socialismo municipale, ma lo sforzo è improbo: difficile accostare il trading sui servizi pubblici a Emilio Caldara. MM ha finora navigato in acque tranquille, ma la partita politica con una sinistra radicale sempre più distante dal Pd, a Milano si sta facendo sempre più complessa. E nessuno, a sinistra dei renziani, ci sta a presentarsi agli elettori come giocatori in borsa con le case e l’acqua dei milanesi. Le assemblee di quartiere e i comitati civici sono pronti al dissenso.