La salubrità dell’aria
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Leggete Manzoni, leggete Boccaccio!
Gli inviti a ritrovare la peste e i contagi nella letteratura si sprecano in questi giorni pesanti. I presidi raccomandano (via web) le pagine dei Promessi Sposi, i professori di lettere il Decamerone. Nessuno o quasi La Peste di Camus, troppo difficile. Chissà se nei parchi cittadini, le nuove aule, circolano i tomi raccomandati. Anche noi di Alert, da lombardi, ci accodiamo proponendo un dimenticato poemetto del lombardissimo Ripano Eupilino, cioè Giuseppe Parini che scelse quel nome in quanto rivierasco del Lago Eupilio (Pusiano). È un’ode divertente, ben ritmata, in strofette di settenari, canta la purezza dell’aria brianzola, contrapposta ai fetidi miasmi della città di Milano alle prese con fogne a cielo aperto e rifiuti lasciati per le strade. Siamo nel 1759.
“Oh fortunate / genti, che in dolci tempre / quest’aura respirate / rotta e purgata sempre / da venti fuggitivi / e da limpidi rivi”.
L’accusa alla città è quella di aver infettato la propria stessa aria, mentre lassù sul lago regna la salubrità: “Né quì giaccion paludi, / che dall’impuro letto / mandino a i capi ignudi / nuvol di morbi infetto: / e il meriggio a’ bei colli/ asciuga i dorsi molli”.
Insomma, ad infettare sono sempre gli altri. Fino a quando non scopriamo di essere stati noi.
https://online.scuola.zanichelli.it/…/pdf-onl…/11-parini.pdf