Chiude il Garage Sanremo, incertezza sul dopo
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Brutto, antiestetico, mostruoso: questi gli aggettivi con cui è per lo più descritto il Garage Sanremo. E’ una autorimessa degli anni Cinquanta rimasta aperta fino ad oggi nel cuore di Milano: tra le vie Valpetrosa e San Maurilio, poco distante dal crocicchio delle “Cinque Vie”. Un edificio tozzo e industriale che effettivamente stona tra la ex Casa del Fascio dell’architetto Portaluppi e la Chiesa di San Sepolcro, nel cuore della Mediolanum imperiale. Il garage – questa la notizia di oggi – chiude. Il proprietario ha raggiunto quarant’anni di bollini e tira giù la clère. Al suo posto (ci sono già le cesate del cantiere) sorgerà non si sa bene cosa, probabilmente una residenza o uffici. Gran sollievo di urbanisti e paesaggisti. Non basta però concentrarsi su ciò che chiude: occorre chiedersi cosa apre. Il Garage in effetti, per quanto brutto, un pregio lo aveva: era accessibile, cioè fruibile. Ci potevi entrare, lo potevi vivere (magari per criticarlo). Ciò che sorgerà, molto probabilmente, sarà un palazzo chiuso (per quanto – speriamo – bellissimo). Urge un confronto sereno sul bilanciamento tra spazio pubblico e spazio privato, in una Milano sempre più attrattiva per grandi investitori. Il rischio è che lo spazio pubblico e fruibile si restringa troppo e che Milano non sia più se stessa. Molte sono le aziende che aprono “headquarters” promettendo che saranno “aperti alla città”, con “spazi per eventi e per la cultura”. Spesso la promessa è disattesa, a parte qualche performance nella Settimana del Design. Un caso analogo è quello dell’ex Garage di Via Rovello: anche qui è già partito il cantiere per un altro remunerativo edificio residenziale. Anche qui grandi “finalmente!”, ma anche qui spazio aperto che se ne va. Gli esempi di città in cui l’attrattività economica si traduce in desertificazione del centro si sprecano nel mondo. Milano sta mettendo a repentaglio la sua identità? Eterno dilemma.