Facebook pericolo pubblico?
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Trump, i populismi, la Brexit, Putin: hanno vinto tutti barando sul web. Ne siamo certi? E’senza dubbio inquietante quanto emerge in questi giorni: la nostra privacy violata, i nostri dati su Facebook sfruttati per avvantaggiare un partito, una coalizione, un leader politico. Le persone, ignare, mettono on line le loro vite. Ecco il primo punto: dobbiamo sapere che se i nostri dati sono in rete, la privacy diventa un concetto molto relativo. Non c’è niente da fare. Poi certo se qualcuno infrange ogni regola con finalità criminose va perseguito. Ma noi siamo i primi a doverci tutelare. Per quanto possibile. Lo scandalo Facebook/Cambridge Analytica ci mette però di fronte a uno scenario estremo: il condizionamento del voto, la fine della democrazia. E’ un’emergenza nuova solo perché la tecnologia ha fatto passi da gigante. In realtà, dal Grande Fratello in avanti, il tema della fragilità della democrazia è un evergreen. L’importante è non farci fregare due volte. La prima, consentendo a chicchessia di usare le nostre informazioni. La seconda, andando dietro ad ogni genere di ricostruzione. Trump, la Brexit, i Cinque Stelle si sono affermati rubandoci i dati e l’anima! Sarà così? I “buoni”, quelli dei fronti opposti, non hanno brillato per virtù, qualità, integrità, intelligenza. Non sentiamo levarsi però sane autocritiche: più comodo incolpare le forze oscure del web. Di corsa a cancellarsi dai social brutti e cattivi: dal Sol dell’avvenire alla lampada a olio.