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Milano

Comunali, la palude costa cara

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Le manovre della destra e della sinistra per la ricerca del candidato ideale da lanciare nella corsa a primo cittadino di Milano si complicano e si allungano. Pisapia ci ha messo del suo annunciando il ritiro dalla competizione ben due anni prima della fine mandato. La sinistra è alle prese con una una serie di veti incrociati degna del cubo di Rubik; la destra fronteggia una serie di dinieghi e di ripensamenti da sondaggio. Ci si potrebbe stupire dell’overdose di tatticismo da parte dei candidati: “si”, “no”, “forse”, “solo se…”, “solo se non…”, eccetera. Eppure la chiave di lettura è semplice, e non riguarda solo i principi (guidano la hit dei citatissimi: il “perimetro della coalizione” e la “continuità con l’esperienza arancione”). Riguarda soprattutto i costi. Le casse di partito (di tutti i partiti) piangono. Quasi tutte le spese vanno pagate in anticipo, col denaro che i candidati hanno o sanno raccogliere. I rimborsi ci saranno dopo, forse. Candidati come Fiano, Balzani, Majorino, ma anche Sala, Sallusti, Bernardini De Pace ed eventualmente Del Debbio, sono costretti a scelte difficili per i rispettivi conti correnti. Investire somme cospicue con un quadro stabile e chiaro è un conto. Ma con una mappa così instabile e mutevole è un altro. Pisapia – si osserva a sinistra a microfoni spenti – fa presto a fare e disfare, dire e non dire: lui non è in gioco, e non spende. Ma agli altri le incertezze costano. Majorino può probabilmente contare sulla mobilitazione del mondo del welfare come volontariato politico, e coprire così parte dei costi. Più difficile reperire risorse e forza lavoro per Fiano, Balzani, Caputo e per gli altri candidati. La scelta di Renzi di ritardare le primarie è di fatto un ostacolo gettato sulla strada dei candidati non renziani: campagna più lunga uguale maggior esborso. Non dissimili le difficoltà a destra, anche se l’investitura dall’altro aiuta a far convergere risorse e strutture sul nome unico. Berlusconi però non finanzia più la politica, e i costi ci sono comunque. I 5 Stelle risparmiano con il voto via web, che è gratis ma non “scalda” la città e non facilita la conoscenza del candidato. Alert prevede nelle prossime settimane una serie di passi indietro anche illustri; muoversi in questa palude è davvero molto costoso (e parliamo di euro sonanti). Da più parti, anche a destra, si auspica in pubblico la partecipazione e il dibattito, e in privato il decisionismo di vertice. “Si decida Sala” “Si decida Sallusti” e facciamola finita. Si può sempre negoziare un posto in Giunta col probabile vincitore et voilà: le spese finiscono e si partecipa alla mietitura del raccolto, sia pure in seconda fila. Insomma, fermate la giostra: il biglietto è troppo caro.

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