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Milano

Come sta la Scala?

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Bene grazie, dati i tempi. Questa la risposta migliore che darebbe il Teatro, se potesse parlare. La Scala è in effetti in buona salute, sia finanziaria che artistica. Un fatto non scontato, perché la maggiore istituzione musicale di Milano ha attraversato nell’ultimo biennio tempeste senza precedenti. Le accuse al soprintendente Pereira nel 2014 di aver venduto al Teatro opere di serie B, le burrascose trattative con i sindacati sul semestre Expo, le improvvise dimissioni di Bruno Ermolli dal CDA e le incertezze sulla sua sostituzione in periodo elettorale (il Sindaco è Presidente di diritto), la dura trattativa con il Governo per ottenere l’autonomia gestionale e finanziaria: ce n’era abbastanza per mettere a repentaglio la tenuta della governance. Eppure il successo di pubblico e critica tiene: “I due Foscari” con Placido Domingo ancora in scena non hanno entusiasmato, ma Giovanna D’Arco e Rigoletto sono piaciuti (più la prima del secondo). Grande successo per la stagione di balletto. Un altro segnale positivo è il tutto esaurito registrato dai due spettacoli per bambini: “Il Flauto magico” in edizione italiana e “La Cenerentola”: grande qualità musicale e scenica, pubblico in delirio e una nuova generazione di amanti dell’opera che cresce nell’interesse del Teatro. Più luci che ombre insomma. L’energia c’è, la qualità pure. Ciò che manca ad oggi è un grandissimo direttore, un Muti che faccia sintesi e lanci La Scala oltre se stessa: Chailly è uno straordinario professionista ma la grande leadership è un’altra cosa. Serve anche un nuovo Sindaco che metta benzina nel motore. Sino ad oggi dai molti candidati sulla Scala si è sentito poco. Aspettiamo.

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