Attila: Italia e amore
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Presentata a Milano la Stagione 2018.9 del Teatro alla Scala. Presenti il soprintendente Alexander Pereira, il direttore Riccardo Chailly e il sindaco Giuseppe Sala. Il Teatro va bene: gli utili sono saliti di 4 milioni rispetto al 2014. Si ha così modo di osare: il 7 Dicembre aprirà la stagione Attila, un’opera di Verdi non tra le più note. Tutta la stagione è percorsa da un fremito tricolore: Verdi, Rossini, Puccini a go go. Ma è Attila che strega fin dal titolo. Un’opera, diremmo oggi, sovranista. “Avrai tu l’universo, resti l’Italia a me”, invoca il romano Ezio rivolgendosi al barbaro invasore. Qualcosa che ha a che fare con l’orgoglio nazionale riacceso oggi contro le truppe – fortunatamente solo finanziare – d’oltralpe. La Scala non fa politica, naturalmente. Ma vive in questo mondo, interpretandone le dinamiche. Il linguaggio senza tempo dell’Opera si fa comprendere in ogni secolo. “Attila” ha a che fare anche con il gossip. L’aria Oh dolore, ed io vivea fu aggiunta da Verdi nel 1846 in occasione della prima rappresentazione alla Scala. Il maestro la compose appositamente per il tenore Napoleone Moriani. Con quel tenore Giuseppina Strepponi, allora già celebre soprano, intratteneva una relazione da cui nacque – si dice – un figlio illegittimo. La Strepponi inizierà la relazione con Verdi nel 1847, l’anno successivo, preferendo così l’Autore all’Interprete.
Cinzia Messori