Fumo!
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Fumo, fumo, fumo. Perché mai oggi i pensieri sono così “fumosi”? Le immagini si susseguono. L‘uomo di fumo di Palazzeschi, il Perelà che ripeteva sempre e solo: sono leggero, sono molto leggero. Non faccio in tempo a raccogliere le idee che è Dante ad attraversarmi la mente: non fece al viso mio sì grosso velo/come quel fummo ch’ivi ci coperse. Già, l’incontro con gli iracondi, che espiano accecati dal fumo come in vita furono annebbiati dall’ira. Che ansia! Ho bisogno di serenità, ecco il Pascoli: nascondi le cose lontane/tu nebbia impalpabile e scialba/tu fumo che ancora rampolli/su l’alba. Ma è sempre Zeno il mio preferito, quella sigla u.s., ultima sigaretta, così struggente, perché sappiamo in anticipo che non ce la farà a smettere. Ironia, sorriso. Unica risorsa rimasta. Ce la faremo ad affrontare l’aria intossicata di Milano in questi giorni? Incendi barbari, rifiuti che bruciano, inciviltà. Fazzoletti sulla bocca. Nessuno ci protegge. Non è la Milano che vogliamo.