Rivoluzione infernale
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“Or discendiam qua giù nel cieco mondo”, comanda Virgilio a Dante per incoraggiarlo a visitare l’Inferno. Indicazioni superate: vi raccontiamo perché. Antefatto: il luogo di punizione dei cattivi ha un posto d’onore nella cultura, nella memoria, nelle paure e nei pensieri notturni di ogni membro dell’umanità. Le religioni hanno costruito e continuano a proporre risposte, in corerenza con le rispettive visioni del mondo e della vita. Secondo la tradizionale teologia cattolica l’Inferno c’è, ed è il capolinea di chi – fino all’ultimo respiro – ha rinnegato Dio. Tutto questo valeva fino ad oggi, e precisamente fino a stamani, quando La Repubblica ha pubblicato l’intervista di Eugenio Scalfari a papa Francesco. Un passaggio di questa intervista – potete contarci – farà rumore. Scalfari domanda: “Le anime cattive, dove vengono punite?”. Risponde il romano pontefice: “Non vengono punite, quelle che si pentono ottengono il perdono di Dio. Quelle che non si pentono e non possono essere perdonate scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”. Non è la prima volta che Bergoglio abolisce l’inferno. Tanti teologi e papi hanno parlato di un Inferno vuoto. Certo, qui si fa un passo in più: il cattivo “scompare”, negando l’eternità di una parte delle anime. Lasciamo gli approfondimenti a chi del mestiere: noi registriamo la notizia e scommettiamo che farà parlare. La trovata di Bergoglio mette in luce – comunque la si pensi – la modernità liquida del cristianesimo progressista, la sua capacità di recepire l’evoluzione culturale dell’uomo, archiviando credenze consolidate. E’ un modernismo che fa storcere il naso a mezza Chiesa, come dimostrano gli ormai quotidiani casi di cospirazione antipapale, ma che è certamente vincente sul piano culturale, oltre che umano.