Scuola pubblica? Diseguale per tutti
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Si aprono a giorni le iscrizioni alle scuole elementari, medie e superiori per 2016 / 2017. I genitori sono alle prese con la scelta della scuola. Una scelta sempre più difficile, perché c’è una evidenza che si fa sempre più strada tra i milanesi: le singole scuole pubbliche sono sempre più diverse tra loro. Fino ai primi anni duemila, prima della crisi, il bilancio dello Stato garantiva un certo livello di finanziamento, riuscendo a garantire una qualità medio-buona a tutti gli Istituti. Bene o male una palestra in cui pioveva veniva riparata, gli insegnanti potevano contare su buoni corsi di aggiornamento, e c’erano servizi aggiuntivi come la medicina scolastica o lo sport. Per tutti. Dalla crisi in poi il piatto si è fatto magro, magrissimo. La parola d’ordine arrivata alle singole scuole, specie negli ultimi due anni è stata più o meno: arrangiatevi. Da qui il proliferare dei cosiddetti “contributi volontari” richiesti ai genitori, fino a 200 euro per alunno. Ma anche una serie di microesborsi richiesti un po’ per tutto: dalla carta igienica all’esperto di ginnastica. I risultati sono due: uno arcinoto e un altro che nessuno dice. Quello arcinoto è l’aumento dei costi per le famiglie. Quello taciuto è la crescita del gap di qualità tra le singole scuole. Perché in una Scuola di famiglie facoltose, con genitori liberi professionisti che si mettono in gioco, costituiscono comitati, e assicurano risorse e competenze, nascono laboratori, progetti e si comprano computer nuovi. In una scuola con famiglie a basso reddito, con genitori che lavorano tutto il giorno e non hanno tempo e soldi per la scuola, la qualità precipita. Ed è proprio quello che accade a Milano, dove l’omogeneità qualitativa che dovrebbe caratterizzare la scuola pubblica è ormai un ricordo, sostituita da un puzzle di alti e bassi tra cui districarsi con difficoltà. Non esattamente un quadro da grande Paese occidentale.