Sala: chi sta con chi
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L’importante è finire, cantava la grande Mina. In politica però certi finali aprono scenari pieni di incognite. Ieri le primarie di Milano hanno incoronato Beppe Sala, con polemiche e rabbia tra gli arancioni e minoranza dem. Un risentimento che potrebbe costringere l’ad di Expo a virare verso sinistra. Rimangono così spiazzati i moderati già pronti a votarlo in virtù del suo profilo di manager sensibile alle istanze dell’impresa, della finanza. Insomma dell’establishment, di chi chi conta (e paga). Cosa faranno? Guarderanno al centrodestra o faranno il salto nel vuoto scegliendo comunque il Commissario di Expo? In queste ore nei diversi Palazzi si ragiona e si valuta. I soci di Assolombarda, che hanno osannato la bravura di Sala nel gestire Expo, adesso tornano alla finestra, perché in fondo anche Stefano Parisi, candidato del centrodestra, è uno capace, imprenditore internazionale, esperto di nuove tecnologie, innovatore con Albertini. Lo stesso dicasi di Confcommercio e di tutto l’arcipelago che riunisce il mondo delle pmi, delle start up, delle imprese artigiane, dei professionisti. Ma c’è un altro interrogativo non da poco. Cosa farà la Curia milanese? E cosa farà l’universo ciellino? In questi giorni si vota la Cirinnà, e Sala alla vigilia delle primarie, per forza di cose, ha dovuto dichiararsi pro stepchild adoption. Quindi? Il cardinale Scola è già uscito allo scoperto facendo capire a più d’uno che il centrodestra è la via da imboccare (il “licenziamento” di Biscottini, direttore del museo diocesano, vicino a Pisapia, è solo l’ultimo dei segnali). Idem dicasi per il mondo della cultura milanese di sinistra in assoluto silenzio dopo l’esito delle primarie. Per Sala un bel rebus da risolvere: convincere la sinistra radicale senza spaventare i suoi azionisti palesi e occulti. Difficile. Forse troppo.