Candidarsi alle primarie? Costa 200mila euro.
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Quanto costa ad un candidato di media fama candidarsi alle primarie milanesi? 200 mila euro, centesimo più centesimo meno. E sono soldi freschi, da spendere in anticipo. Alert ha interpellato diversi organizzatori di eventi e campagne, oltre che gli staff dei potenziali candidati. La cifra su cui tutti convergono è quella. Non è una cifra da poco, anche per chi possa contare su un buon reddito. Soprattutto è una cifra che il partito non rimborsa. Il Comitato degli 11 ha scritto le “regole” per le primarie del Centrosinistra, ma si tratta solo di requisiti morali e ideali. Nulla si dice sui soldi. Che però da qualche parte devono arrivare: spesso dalle tasche del candidato. Infatti è proprio il fattore finanziamento a pesare di più sulle decisione di farsi avanti nella competizione. Le spese sono diverse: ci sono gli spazi pubblicitari su carta, web e tv. Ci sono i collaboratori professionisti da retribuire. I gruppi dei militanti lavorano solitamente gratis ai gazebo e alle convention e alcuni di loro vengono poi “retribuiti” a posteriori con candidature e inserimenti professionali: ma anche qui la spada di Damocle della Corte dei Conti e della Magistratura mette a rischio questo tipo di collaborazioni. La metà della cifra va in comunicazione, l’altra metà in logistica. E in caso di vittoria, c’è da spendere anche per la campagna elettorale (anche se qui il soccorso di partito diventa più consistente). L’impatto finanziario pesa soprattutto sui candidati minori, sugli outsider, su chi non può contare su una rete di sostegno diretta. Per loro la cifra necessaria si alza almeno del 30%. Da qui le scelte di risparmio: campagne light, ricorso ai social, eventi micro. Ma scendere sotto i 200mila è impossibile. Per valutare dunque le scelte dei candidati veri e presunti, occhio al fattore 200mila. Come scriveva Sanguineti in un verso del “Purgatorio de l’Inferno”: Ma se volti il foglio, Alessandro, ci vedi / il denaro.