Tasi, sberlone di Renzi a Pisapia
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L’uno-due è stato micidiale nei tempi e nei modi. Giuliano Pisapia, dopo la sua partecipazione a “Ballarò”, era comparso su tutti i giornali con un no secco all’abolizione della Tasi sulla prima casa. “Bisogna distinguere in base al reddito”, aveva detto, “ed esentare solo i più poveri”. Un brutto colpo per Renzi, che deve conquistare il voto moderato a Milano. Dicono sia andato su tutte le furie. Il giorno dopo la risposta: il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti viene spedito d’urgenza in Commissione a Montecitorio con un mandato preciso: dire forte e chiaro che la Tasi viene eliminata per tutti. Enfatizzando la cancellazione per gli immobili di pregio. Detto, fatto. Zanetti sottolinea, ripete, invita a prender nota: “Via la tasi per tutti, a prescindere dal clasamento catastale. Ville e appartamenti di lusso (classe A8) saranno esenti esattamente come tutti gli altri. Parliamo – in tutta Italia – di circa 45.000 super-ricchi proprietari immobiliari. Ma il valore politico per Renzi è fortissimo, e diventa centrale per Milano, dove il centrodestra ha messo al primo posto del programma l’abbattimento delle tasse. E’ una carezza fiscale diretta all’alta borghesia meneghina, nel 2011 favorevole a Pisapia. il Sindaco e Prc non l’hanno presa bene: lo schiaffone ha fatto molto male, ed è suonato come un quattro in pagella alla Giunta di Palazzo Marino. L’appuntamento del 2016 – dopo le dimissioni di Marino – si gonfia di importanza per Renzi. Il capo del governo aveva finora scelto il low profile, lasciando fare alla segreteria locale del Partito. Ora però la linea cambia: perché Renzi non può permettersi un Campidoglio in Piazza Scala.