Tu chiamale, se vuoi, emozioni
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C’è un eccesso di zucchero nell’abbraccio teutonico ai migranti. A mostrare freddezza, fino a ieri, era un po’ tutta l’Europa, a parte l’Italia e la Grecia, costrette per forza a fare i conti con i barconi all’arrembaggio delle coste patrie. Che cosa succede agli amici tedeschi, che all’improvviso cantano e piangono d’emozione alla Hauptbahnhof di Monaco o agli austriaci che si mettono in coda con l’auto verso Budapest per andare incontro ai migranti? Angela Merkel, l’austera Kanzlerin, ha come abbandonato ogni calcolo, lasciandosi andare ad un insperato intenerimento. Forse chissà, le immagini dei profughi bloccati dal governo ungherese (chiusi nei recinti, marchiati, caricati sui vagoni piombati…) avranno risvegliato nelle coscienze germaniche ricordi indicibili. Fatto sta che l’Europa è inondata di emotività. Vola di Paese in Paese, rafforzato dalle parole del Papa, un inatteso sentimento di affettuosità. Si tratterà di una bontà duratura? Oggi non si sono fatti attendere i primi contraccolpi. Il premier magiaro Orban, esponente della “linea dura” rispetto ai rifugiati, ha detto che la gente la pensa come lui, mentre è l’élite politica a spingere per l’accoglienza. Il Governo danese, dal canto suo, ha comprato spazi pubblicitari su quattro giornali libanesi per avvertire i potenziali migranti che sono state rafforzate le regole per poter rimanere in Danimarca: benefici sociali ridotti, ricongiungimento familiare più difficile, obbligo di parlare e comprendere perfettamente il danese, insomma vita dura per gli stranieri. Intanto la Grecia è rabbiosa e chiede aiuto all’Europa per superare la crisi umanitaria ed è alta tensione al confine tra Grecia e Macedonia con la polizia che fatica a tenere sotto controllo la folla di migliaia di persone in fuga ammassati alla frontiera. In Ungheria è l’allarme è massimo e si usano metodi “emergenziali” contro i migranti. Insomma la verità qual è? Forse l’abbraccio ai migranti è frutto di romanticherie effimere o forse no. Forse il risveglio sarà amaro. Ci viene in mente una canzone: Tu chiamale, se vuoi, emozioni.