Cina a picco? Milano risponde
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La crisi finanziaria cinese, che in questi giorni ha scatenato il crollo di tutte le Borse asiatiche, di quelle europee e di Wall Street, offre lo spunto per ragionare su casa nostra, visto che la Cina è un pezzo importante di Milano sotto ogni punto di vista. Ne parlano tutti ma approfondiamo meglio. Paolo Sarpi è sinonimo di presenza cinese sul suolo nazionale. Ma come è cambiata la Chinatown milanese in questi anni di sviluppo forsennato del Paese dei Mandarini? Anzitutto abbiamo capito che la Cina è davvero vicina, per esempio il balzo in avanti della sua economia è definito dagli esperti come una bolla, né più né meno di quello che ha preceduto la grande crisi internazionale nella quale l’Italia è tuttora immersa. I cinesi di Milano oggi appaiono molto meno misteriosi che in passato, sono usciti allo scoperto, complice proprio la crescita cinese e il suo impatto sul mondo. La Cina è più che mai un universo col quale dialogare. Qualche dato: l’interscambio Cina-Lombardia vale circa 6 miliardi di euro, l’Italia è il 15° partner della Cina a livello mondiale, il 90% degli investimenti italiani in Cina è realizzato da imprese lombarde e piemontesi: oltre 2.000 aziende con 600 impianti produttivi, 60.000 posti di lavoro e 5 miliardi di dollari di fatturato. Siamo da un lato molto esposti ma lo siamo non in termini puramente finanziari ma con una presenza industriale solida. La Cina è anche molto di moda, basti pensare al padiglione cinese di Expo, tra i più importanti e visitati dell’evento universale. Al momento al Pac è aperta la prima mostra di pittura cinese contemporanea dal titolo “Jing Shn”. Fino al 6 settembre è possibile visitarla e cercare di tenere il passo anche dal punto di vista culturale. Il Sindaco Pisapia ha partecipato con grande enfasi al Capodanno cinese. L’integrazione, che quando è autentica poggia sempre su solide basi economiche, è un traguardo fortemente voluto proprio dai cittadini con gli occhi a mandorla. Lo ha dimostrato la vicenda del portale che inizialmente volevano installare all’ingresso della Chinatown milanese, un’idea che piaceva ai piccoli commercianti ma non alla upper class cinese che in questi anni ha scalato posizioni di prestigio a Milano. E’ stata proprio la componente più rampante ed evoluta a rinunciare al progetto. Per tutte queste ragioni la crisi dello Yuan riguarda da vicino Milano, a cui i cinesi guardano come fattore di rilancio. Un’occasione anche per Milano.